L’importanza di trovare amici e mentori quando si lavora negli studi professionali

Il costo della solitudine

In un mondo come quello legale, altamente competitivo e autoreferenziale, in cui le regole del gioco non sono codificate (e spesso non si conoscono manco da dentro), la convinzione che per riuscire ad affermarsi serva praticare sistematicamente solitudine e diffidenza è molto diffusa, anche quando la professionalità è consolidata.
Anzi, soprattutto quando lo è, perché chiunque può rivelarsi un competitor e… Buttarci fuori dal gioco.

Impariamo a considerare nemico già il collega di università che si aggiudica uno stage in uno studio professionale più prestigioso del nostro. E non smettiamo più: esami, concorsi, step di carriera…
Persino tra Partner, quindi all’apice della carriera “tradizionale”, finiamo col dedicare più tempo al posizionamento sui nostri pari in studio, che a creare sinergie che attraggano occasioni di business e di soddisfazione professionale.

Affrontiamo tutto con individualismo, senza renderci conto che, da soli, sperperiamo un sacco di energia e di occasioni, perché il learning by doing conforta ma non premia, non consente salti, non fa risparmiare tempo, non genera fiducia e non ci dispiega davanti scenari inesplorati.

E può pure farci ritrovare al punto di partenza (se non più indietro). Perché la carta imprevisti si pesca decisamente più spesso quando si confida solo nella nostra interpretazione di quel che ci accade, personalmente e attorno.

Se il nostro valore è il nostro network (e lo è)

Da liberi professionisti il nostro valore è il nostro network, dal momento che le opportunità di business e di collaborazione nascono dalle relazioni ben coltivate più che dalla competenza.

E curare di avere in quel network anche mentori e amici è vincente perché consente di

➡ ricevere e dare feedback efficaci
➡ riflettere su cosa si potrebbe migliorare
➡ verificare la tenuta di nostre convinzioni
➡ beneficiare di prospettive esterne e meno condizionate
➡ identificare nuove opportunità di crescita e sviluppo e
➡ continuare ad allenare competenze di gestione e comunicazione.
Tutte attività essenziali per il successo a lungo termine in un business in continua evoluzione.

Lavoriamo decine di anni.

C’è un altro aspetto, meno evidente quando si è giovani, che diventa più ingombrante tanto più si accumulano esperienze e scelte di posizionamento e distanziamento: il rischio della solitudine.

La solitudine è una condanna da rifuggire, non solo perché parliamo di lavori di conoscenza che si nutrono del confronto e della relazione, ma anche per evitare di trovarsi, a fine carriera, a constatare

😞 di non aver vissuto (né contribuito a creare) un ambiente di lavoro positivo, di collaborazione e aperto all’innovazione
😞 (forse più triste) di non aver lasciato niente dietro di noi, troppo presi a difendere il nostro fortino da un nemico che avremmo saputo e potuto rendere un alleato.

Grazie, Alessio Foderi, per avermi coinvolta in questa riflessione interessante.

L’esperienza da Executive Coach insegna che…

Trovarsi amici e mentori, se si lavora nel settore legale italiano, è decisamente la mossa più strategica che si possa fare.
A qualsiasi livello di carriera.