Time to really “mind your own business”

Time to really “mind your own business”

«Dovrei farlo, sì, però…».

Oggi vediamo se si può –  e come si può – prendere in mano (trovando anche il tempo per farlo) la nostra soddisfazione professionale.

Che si tratti di migliorare la qualità delle giornate lavorative, di far avanzare la carriera o di sviluppare il nostro business, è intuitivo che ogni giorno in cui rimandiamo di occuparcene accumuliamo stress, pensieri su pensieri, e delusioni.

Al contempo, anche ammettere l’urgenza di far qualcosa di diverso subito è fastidioso, specie quando l’ “abbiamo fatto sempre così” sembra funzionare ancora. E non è un caso che la prima reazione dei professionisti in proposito, spesso, sia: «Non ne ho bisogno, ho tutto sotto controllo e comunque non ho tempo». Oppure, e, bada bene, la risposta non è così diversa dalla precedente, perché ottiene lo stesso risultato: «Non mi è possibile cambiare niente, è inutile provarci». Risposta piuttosto frequente anche tra chi occupa la stessa posizione da tempo, in studio o in azienda.

Senza accorgerci, ci si adegua, ci si siede, si perpetuano le vecchie abitudini e gli stessi modi di fare, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che il “business as usual” implica.

E, attenzione, tutto questo è estremamente diffuso e naturale.

Del resto, occuparsi della carriera, del business development, della soddisfazione professionale richiede fare qualcosa – mettere al centro il proprio valore professionale – che viene immediato a pochi. Qualcosa che, peraltro, prende tempo, espone molto, anche al giudizio degli altri come a potenziali delusioni, oltre che all’incertezza.

Sicché, per sapere SE si può fare OGGI, probabilmente aiuta sapere perché proprio oggi.

Perché proprio oggi?

Perché siamo nel 2024!

Sappiamo

  • cosa vogliamo nella nostra vita, cioè più equilibrio tra le nostre priorità (solo nostre e finalmente ascoltate)
  • che l’AI rivoluzionerà il nostro modo di lavorare. Significativo, in questo senso, il recente sondaggio condotto da LinkedIn: il 74% degli intervistati (e l’80% dei Millennial) ritiene che per continuare a svolgere bene le attuali mansioni ha bisogno di nuove competenze (c.d. reskilling).

E, soprattutto, sappiamo come stiamo

  • avviluppati in dinamiche iper lavorative
  • a volte, senza una clientela nostra – o senza un network di relazioni forti, anche interne (quando il cliente è un’altra funzione aziendale o un altro dipartimento dello studio professionale)
  • desiderosi di mettere sempre più al centro quel che conta per noi, sul lavoro e nella vita – investendo tempo, energie e aspettative in obiettivi nostri e non solo altrui.

Ok, “the time is now“. Quindi?

Innanzitutto, facciamoci caso.

Spesso il vero malessere non lo sperimentiamo quando facciamo qualcosa di nuovo e /o che ci mette al centro… bensì, quando rimandiamo di occuparci di ciò che sentiamo di dover fare.

Il coaching usa in queste situazioni la cara vecchia domanda: «Cosa ti impedisce di…?» (ad esempio, di cominciare). Nella sua semplicità, essa smaschera una grande verità: evitare di fare qualcosa rende SEMPRE la situazione più complessa da gestire.

Evitare di evitare (oltre)

Cosa aiuta allora?

Riposare e fare ordine, diciamo dentro e fuori di noi.
Attenzione, riposare non significa stordirsi, né vagare nell’iperuranio, significa ricaricare le energie, riportare l’attenzione su di noi e su quel che conta per noi, mettere in giusto ordine le nostre priorità e… Tornare a pensare.

Agenda alla mano: cosa ho fatto oggi rispetto a ieri che mi ha fatto sentire meglio? Cosa ho smesso di fare? Cosa farò di nuovo?

Piccole cose, un passo alla volta.

Che poi, in concreto, è proprio l’ansia positiva a ci spingerci a compiere azioni migliori:  ci spinge nel mondo, non solo a confronto con esso.

E poi affrontare il cambiamento di abitudini, sperimentare e talvolta osare, ci insegna anche a stare meglio in un mondo incerto.

Un ultimo avvertimento…

A chi ancora non ha preso il telefono per annotarsi un’idea o far accadere qualcosa di nuovo, vale la pena di ricordare che credere che avremo più tempo ed energia per farlo in futuro è… semplice follia.

Le situazioni rimandate diventano più complesse, quando c’è di mezzo un investimento su di noi.

Un’occasione persa, una fatica risparmiata senza un vero vantaggio, pesano.

Quello che conta per noi, conta già oggi.

Non vogliamo far carriera da vecchi. Non vogliamo rimpiangere di non esserci cimentati perché sul nostro percorso abbiamo incontrato qualcuno (un capo, un HR director, un collega) che ha remato contro le nostre aspettative.

La domanda è sempre “Cosa ti impedisce…?” perché anche di fronte a un “chi” ostile, possiamo fare delle scelte.

Mind your own business

Da dove si parte?

Si parte dal ripensare l’organizzazione del nostro lavoro, perché spesso la causa del procrastinare è una gestione inefficace, fatta di abitudini e di comportamenti non coerenti con le nostre attuali priorità.

Priorità che sono diverse da quelle che avevamo usciti dall’università, dal master, da quando iniziavamo la nostra carriera in studio… e saranno diverse, probabilmente, da quelle che avremo tra tre anni, o anche prima.

Il tempo che cerchi è nascosto lì. Ti aspetta.

Quindi, coraggio: «Cosa ti impedisce… di iniziare oggi?»

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